ARTIGIANATO
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Consistenza delle imprese artigiane della provincia di Asti
Al 30 giugno 2004 risultano registrate presso la Camera di Commercio di Asti 6.893 imprese artigiane: il comparto incide per il 25,5% sul complesso delle imprese astigiane. Nel secondo semestre si sono iscritte 393 nuove imprese, a fronte di 307 cessazioni. Il saldo è positivo e pari a +50 e conferma la tendenza espansiva del tessuto produttivo e, in particolare, delle piccole imprese. Le nuove imprese nascono soprattutto nel settore edile: con 171 unità in più la relativa consistenza è aumentata del 6%. Il comparto manifatturiero acquista nuove unità nell´alimentare e bevande, nella lavorazione delle materie plastiche e nel metalmeccanico, ma nel contempo perde imprese nel tessile-abbigliamento, nella lavorazione del legno, nell´elettromeccanico e nella metalmeccanica strumentale.
Le imprese di autotrasporto rimangono sostanzialmente stabili, mentre le attività di riparazione si contraggono in modo rilevante, con 14 imprese in meno nel corso di un anno.
Relativamente al terziario si osserva un aumento dei servizi alle persone e una riduzione dei servizi alle imprese.
Sotto il profilo della forma giuridica, il dato più rilevante, in termini percentuali, è rappresentato dall´incremento delle società cooperative (+54%) e delle società di capitale (+30%), la cui incidenza sul totale delle imprese rimane tuttavia limitata rispettivamente allo 0,2% e all´1%. I consorzi e le altre forme non hanno subito variazioni rilevanti mentre appaiono in lieve crescita le ditte individuali (+140, pari al 2,6%), che così raggiungono le 5.461 unità (79% sul totale), e le società di persone (+11, pari allo 0,8%) che arrivano a 1.343 unità (19,6% sul totale).
L´indagine congiunturale condotta nel 2° trimestre 2004 da Confartigianato Piemonte conferma le incerte previsioni del settore artigiano espresse nel precedente trimestre.
Le aspettative concernenti la produzione totale sono ancora peggiori di quelle della precedente rilevazione. Nel saldo si affermano infatti i pessimisti con un -32,6% rispetto al precedente -25%. In particolare il settore metalmeccanico, già in difficoltà per la crisi dell´auto che interessa gran parte delle piccole imprese della subfornitura, prevede un saldo negativo della produzione totale pari a -25% rispetto al -6% del trimestre scorso. Si segnala però la possibilità che alcuni committenti di rilevanza internazionale, che si erano affidati ad aziende cinesi per lavorazioni in subfornitura, avendo riscontrato in taluni casi imperfezioni a livello produttivo, conferiscano nuovamente gli ordinativi ad aziende europee, sicuramente più affidabili nel garantire produzioni su migliori standard qualitativi.
Anche le previsioni sui nuovi ordinativi evidenziano l´accentuarsi del clima di sfiducia, con un saldo negativo che passa da -9,6% a -16,7%.
Per quanto riguarda il carnet ordini, continuano a diminuire le imprese che confidano di disporre di ordinativi per un periodo superiore ai tre mesi scendendo dal 7,2% all´attuale 5,3%. Gli operatori non credono possibile a breve termine una ripresa dell´economia e ritengono che abbia influito sull´attuale situazione l´impennata dei prezzi delle materie prime ed in particolare dell´acciaio, il cui reperimento è difficile a causa dei forti acquisti da parte della crescente economia cinese.
In merito all´andamento occupazionale si segnala la prevalenza dei pessimisti con un saldo negativo pari a -9,2%, a fronte del -1,6% del precedente sondaggio.
Non si segnalano particolari variazioni per quanto riguarda gli incassi che risultano sul livello di quelli risultanti nel trimestre precedente; tuttavia ben il 48,9% degli intervistati denuncia ritardi nei pagamenti a loro dovuti.
Per quanto riguarda gli investimenti, ammonta all´85% la percentuale di coloro che non prevedono di effettuarli; del restante 16%, l´11% ha programmato ampliamenti ed il 4% è intenzionato a sostituire gli impianti.
Sulla situazione complessiva continua a pesare la crisi dei settori tessile, abbigliamento e delle attività di autoriparazione.
Il settore sottolinea l´effetto negativo dell´euro la cui adozione, se da un lato è causa di stabilità monetaria, dall´altro ha innescato un ingiustificato aumento dei costi a tutti i livelli.
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