COMMERCIO
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Consistenza degli esercizi commerciali, degli alberghi e ristoranti della provincia di Asti - Volumi di vendita per tipologia di esercizio commerciale
Alla data del 30 settembre 2004 la consistenza degli esercizi commerciali, alberghieri e della ristorazione della provincia di Asti ammonta a 6.869 unità, di cui 5.628 sedi di impresa e 1.241 unità locali. Dal movimento iscrizioni-cancellazioni del periodo 30/09/2003-30/09/2004, si rilevano 82 sedi e 11 unità locali in più, con un aumento della consistenza totale del 2,9%.
Il commercio al dettaglio, con 3.411 unità, fa rilevare un aumento del 2,9% mentre il commercio di auto, moto, accessori e carburanti, 431 unità in totale, rappresenta il 5,1% in più della stessa data dell´anno precedente.
Gli intermediari del commercio sono 902 e risultano in lieve flessione (-0,5%).
Tendono invece ad aumentare le localizzazioni aventi per attività il commercio all´ingrosso che ammontano a 1.883 unità (+2,3%).
Il settore alberghiero e della ristorazione rimane ancora il più dinamico: nell´ultimo anno il comparto ha acquisito 56 unità in più raggiungendo quota 1.042 (+5,7%).
Secondo l´inchiesta condotta dall´ISAE nella prima quindicina del mese di ottobre l´indice di fiducia dei consumatori sembra aver recuperato la caduta registrata tra la fine del 2003 e l´inizio del 2004 riportandosi sui valori medi della prima metà del 2003. La crescita è dovuta principalmente alle valutazioni sul quadro economico generale del paese mentre influisce al ribasso l´opinione relativa alla situazione personale degli intervistati. Si confermano le valutazioni di rallentamento della dinamica inflazionistica, mentre permangono prudenti le prospettive riguardo agli acquisti di beni durevoli e circa le possibilità future di risparmio.
Sotto l´aspetto congiunturale e dall´indagine condotta trimestralmente dalla Camera di Commercio su un campione di imprese del commercio della provincia di Asti, si ricava un giudizio negativo sull´andamento del settore. Il volume delle vendite nel periodo luglio-settembre 2004 risulta diminuito rispetto al corrispondente trimestre dello scorso anno: si è pronunciato in tal senso l´84% degli intervistati a fronte del 16% che ha dichiarato un aumento. Il saldo risultante è del -68%, decisamente peggiore sia a quello del periodo precedente (-39,1%) sia rispetto ad un anno fa (-1,9%). La grande distribuzione fa ancora rilevare una netta prevalenza di segni negativi con il 77% che prevede diminuzione delle vendite a fronte del 23% che dichiara un aumento, portando il saldo a -53,9%, dato lievemente migliore rispetto al -69,2% registrato nel secondo trimestre 2004, ma che evidenzia una decisa inversione di tendenza rispetto all´andamento rilevato un anno fa (+63,6%). Le difficoltà maggiori vengono ancora messe in rilievo dal commercio tradizionale, ambito in cui l´86,4% ha dichiarato una diminuzione delle vendite. Il relativo saldo, pari a -72,9% evidenzia un rilevante peggioramento del clima di opinioni: tre mesi fa il saldo tra coloro che hanno dichiarato aumenti e coloro che hanno accusato flessione era del -27,4%.
Se si considera il dato a livello settoriale, la situazione peggiore viene manifestata dal settore non alimentare con un saldo di -84% tra chi ha dichiarato, rispetto al secondo trimestre dell´anno, un aumento delle vendite e chi una flessione. La situazione delle vendite degli esercizi di vendita di prodotti alimentari, già insoddisfacente nel trimestre precedente (-55,5%), è diventata ancora più pesante in un contesto dove l´80% degli operatori ha dichiarato una diminuzione del giro di affari. La differenza negativa diventa meno accentuata nel settore misto (-46,7%): gli esercizi commerciali aventi una superficie di vendita superiore a 250 mq. ed un reparto non food rappresentavano, sotto l´aspetto del volume di affari, la categoria più critica nella precedente rilevazione (-60%) e, prendendo in considerazione il saldo di +38,4% del 3° trimestre 2003, ne emerge il più elevato tasso di caduta su base annuale.
Prosegue l´ascesa dei prezzi di vendita; si è così pronunciato il 61,5% degli intervistati a fronte di un 38,4% di parere opposto. Tale percentuale sale al 65,5% nel commercio tradizionale e si limita al 50% nella grande distribuzione. I prezzi di vendita sono indicati in aumento dal 71,4% dei punti vendita alimentari, mentre nel non alimentare e nel misto le rilevazioni di aumento scendono rispettivamente al 60% ed al 58,3% degli intervistati.
Dalle previsioni si avvertono segnali di ripresa solo da parte del 34% degli intervistati a fronte del 66% che prevede una riduzione delle vendite nei confronti dello stesso trimestre dell´anno precedente (saldo -32%). La differenza tra pessimisti e ottimisti sale a -37,1% nel commercio tradizionale e si riduce al 16,6% nella moderna distribuzione.
Le aspettative più favorevoli provengono dal settore misto nell´ambito del quale il 46,2% degli operatori si aspetta un recupero delle vendite, per quanto la maggioranza (53,9%) ritenga comunque probabile una flessione, con conseguente saldo di -7,7%.
Sono sulla stessa linea le previsioni dell´alimentare e del non alimentare suddivisi nel 30% che si attende un aumento delle vendite, contro il 70% che non riesce ad intravedere inversioni di tendenza.
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