MERCATO DEL LAVORO
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Disoccupazione al 31/12/2004
I dati trasmessi dal Centro per l´Impiego della provincia di Asti fanno registrare al 31/12/2004 13.787 iscrizioni di cui 5.265 riferite a uomini e 8.522 a donne. Le iscrizioni femminili rappresentano il 62% del totale e riguardano, nel 79% dei casi, donne che hanno perso una precedente occupazione.
Se si raffrontano i dati con quelli dell´anno precedente emerge un sensibile calo delle iscrizioni da imputare all´attuazione della riforma del collocamento ordinario (Decreti legislativi n. 181/2000 e 297/2002) che prevede l´inserimento nelle liste di collocamento soltanto di coloro che sono immediatamente disponibili al lavoro. L´Ufficio del Lavoro della Provincia di Asti nel corso del 2004 ha condotto un´indagine conoscitiva finalizzata a verificare l´immediata disponibilità al lavoro degli iscritti e ha conseguentemente cancellato dagli elenchi coloro che nonostante i ripetuti solleciti non hanno provveduto a dare comunicazione della loro disponibilità.
Per classi di età si rileva che il 22% degli iscritti ha meno di 25 anni, il 17% ha un´età compresa tra 25 e 29 anni ed il restante 61% ha un´età dai trent´anni in su.
Per settore di provenienza il 2% degli iscritti appartiene all´agricoltura, il 24% all´industria, il 38% al terziario e il restante 36% non risulta classificabile in alcun settore.
Con riferimento alla qualifica, la situazione appare pesante per gli operai non qualificati che rappresentano il 41% dei disoccupati iscritti e per gli impiegati (40%), mentre gli operai qualificati costituiscono solo il 19% degli iscritti.
Se si raffrontano proporzionalmente le disaggregazioni per classi di età, settore di provenienza e qualifica con quelle dell´anno precedente, non emergono sostanziali variazioni.
Dinamica avviamenti-cessazioni - cancellazioni
Nel 2004 sono state avviate al lavoro 16.594 persone di cui 9.323 maschi e 7.271 femmine, a fronte di 16.576 cessazioni di rapporti di lavoro. Il saldo avviamenti/cessazioni risulta positivo per gli uomini (+302), mentre per le donne è negativo con -284 unità. Gli avviamenti femminili rappresentano soltanto il 43% del totale e confermano maggiori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro da parte della donna.
Se si raffrontano i dati con quelli dell´anno precedente emerge un sensibile incremento delle cessazioni, da imputare in parte al processo di ridimensionamento di numerose imprese in particolare del settore metalmeccanico ed elettromeccanico, a cui non è corrisposto un proporzionale aumento degli avviamenti; di conseguenza, mentre nel 2003 la dinamica avviamenti-cessazioni aveva determinato un saldo attivo di 2.075 unità, nel 2004, il saldo di tale movimento è stato soltanto di 18 unità.
Il settore terziario, con 10.295 avviamenti, pari al 62% del totale, è quello che risulta offrire maggiori opportunità di lavoro. Conta inoltre un consistente numero di avviamenti femminili (53%) e costituisce dunque il più importante sbocco occupazionale per la donna.
Per quanto riguarda l´industria emerge una situazione critica che conferma la crisi generale che sta attraversando il settore. Gli avviamenti ammontano a 6.021 e interessano per il 74% uomini e per il 26% donne. Le cessazioni risultano complessivamente 7.094 e determinano un saldo negativo a carico del comparto industriale pari a -1.073 unità.
La Pubblica Amministrazione con 278 avviamenti e 157 cessazioni, incide in maniera esigua sulla situazione occupazionale della provincia e impiega principalmente personale femminile.
I disoccupati avviati al lavoro con conseguente cancellazione dalle liste di collocamento sono stati complessivamente 13.969, di cui 7.917 maschi e 6.052 femmine, che non significano necessariamente altrettanti posti di lavoro occupati per effetto del generalizzato ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato che, in molti casi, danno luogo, nel corso dell´anno, a più avviamenti e cessazioni per lo stesso impiego.
Infatti esaminando le modalità di avviamento, il 73,06% riguarda assunzioni a tempo determinato, il 13,11% contratti part-time e soltanto il 13,84% si riferisce ad altre tipologie contrattuali. Emerge in modo sempre più evidente un incremento di formule contrattuali atipiche a scapito dei contratti a tempo indeterminato.
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