INDUSTRIA
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Andamento della produzione industriale in provincia di Asti
Nel primo trimestre 2005 la produzione industriale astigiana ha accusato una diminuzione dello 0,6% rispetto allo stesso trimestre dell´anno precedente. Tale dinamica è stata fortemente condizionata dalla variazione negativa che ha contrassegnato il settore vinicolo (-3,5%) per l´effetto congiunto di fattori di ordine stagionale e della contrazione della domanda. L´industria metalmeccanica ed elettromeccanica, che in provincia di Asti assume la connotazione di comparto maggiormente rappresentativo in fatto di numero di insediamenti e di unità occupate, mette in evidenza, dal confronto annuale, una variazione negativa dello 0,9%, flessione modesta che però riduce ulteriormente livelli produttivi già ritenuti poco soddisfacenti. Per i restanti settori si rileva una variazione media dello 0,1%.
Le imprese con meno di 50 addetti, con una variazione di produzione su base annuale di +1,8%, hanno dimostrato una migliore capacità di tenuta delle imprese di più grandi dimensioni per le quali risulta una diminuzione del 2,7%.
Il grado medio di utilizzazione degli impianti scende al 73,1%, 2,4 punti in meno del valore rilevato al 1° trimestre 2004.
Il sistema produttivo astigiano sta subendo le conseguenze di un rilevante cedimento della domanda interna (-10,8%), mentre recupera terreno sui mercati esteri (+2,8%). Le vendite all´estero, nel trimestre in esame, hanno fatto registrare incrementi del 4,1% per l´industria metalmeccanica, del 2,9% per l´industria alimentare, del 2,8% per l´industria vinicola e dell´1,1% per i restanti settori.
Nell´ambito delle imprese esportatrici, il peso delle vendite all´estero è stato in media del 35% raggiungendo quota 38% per il comparto alimentare e vinicolo mentre per le imprese metalmeccaniche, con un rapporto del 31%, si pone su livelli leggermente inferiori alla media provinciale.
La contrazione dei livelli produttivi, ha avuto ripercussioni negative nel mantenimento del turn-over occupazionale, dall´indagine risulta infatti, nel periodo gennaio-marzo 2005, un ridimensionamento dell´1%.
Le previsioni sul prossimo semestre confermano, da parte del 32% degli operatori, le convinzioni pessimistiche sulla domanda interna, sebbene salgano al 24%, contro il 10% del trimestre precedente, coloro che si aspettano una ripresa del mercato nazionale.
Il 55% delle imprese prevede stazionarietà di ordinativi dall´estero, contro il 28,4% che si attende un aumento della domanda estera (erano il 30,6% nel 4° trimestre 2004). Solo più il 16,4% ritiene probabile una diminuzione dell´export rispetto al 26,2% di fine anno 2004.
In presenza di qualche piccolo miglioramento dal lato domanda si osserva, rispetto all´ultima rilevazione, una maggiore percentuale di ottimisti anche sul fronte dell´andamento della produzione (28,6% contro il 26,9%) ma nel contempo scendono al 45,2% le previsioni di stazionarietà ed aumentano al 26,2% dal 21% di tre mesi fa, le intenzioni di rallentamento dei ritmi produttivi.
Sono leggermente più negative le opinioni in merito all´occupazione: il 73,8% degli imprenditori prevede stabilità dei livelli occupazionali ma il saldo tra le previsioni di assunzioni e quelle di cessazione di rapporto di lavoro è pari a -13,4.
I listini prezzi dovrebbero restare invariati per il 68,5% delle imprese, risulta però ancora elevata la percentuale di imprese che ritiene probabile un ritocco al ribasso dei listini (21,1%).
Concorrenza sleale e misure di protezione
Alle consuete domande del questionario congiunturale, per questo trimestre, si è deciso di inserire alcune nuove domande finalizzate a valutare le ripercussioni a livello locale di una concorrenza sleale da parte di imprese localizzate all´estero, di competitori che ricorrono all´imitazione dei prodotti, alla falsificazione di etichette ed a prezzi bassissimi per acquisire fette di mercato.
Il 59% delle imprese astigiane ha denunciato comportamenti di concorrenza sleale da parte di competitori internazionali, valore medio che si limita al 29,5% per l´alimentare, scende al 28% per il vinicolo, si eleva al 57,3% per il metalmeccanico ed al 70,8% per le altre industrie manifatturiere.
Il principale comportamento che viene percepito come sleale (nell´83,7% dei casi) è il costo di produzione troppo basso rispetto a quello europeo, mentre la contraffazione dei marchi è stata segnalata solo dal 12,9% dei casi.
Per il 68,9% delle imprese intervistate, i comportamenti di concorrenza sleale hanno minacciato maggiormente il mercato interno. Sono comunque un terzo del campione le imprese che dichiarano di operare con maggiori difficoltà anche sui mercati esteri.
I due terzi delle imprese che hanno riscontrato comportamenti scorretti, hanno messo in campo diverse misure di adeguamento rivolte soprattutto a conferire un più elevato valore aggiunto alla propria produzione quali: la ricerca di uno standard qualitativo di più alto livello (51,4%), il maggior ricorso all´innovazione (tecnologica e non) dei prodotti (48,1%), la maggiore specializzazione in nicchie di mercato (41,5%). Sono state anche prese in considerazione, da parte di un minor numero di imprese, strategie di riduzione dei costi di produzione quali l´esternalizzazione di parte della produzione all´estero (17,7%) e la selezione dei subfornitori (15,2%). Infine il 7,5% delle imprese ha avviato strategie difensive quali controversie internazionali contro competitori di altri paesi.
E´ pressoché totalmente condivisa (94,5%) l´opinione che siano indispensabili misure pubbliche per governare il fenomeno della concorrenza sleale. La maggior parte delle imprese (58,2%) chiede una maggior pressione politica per migliorare le condizioni lavorative in alcune aree internazionali; sono state prese in considerazione da un discreto numero di imprese anche soluzioni che prevedono dazi doganali più elevati per le merci in entrata (37,6%), normative sull´obbligo del marchio di origine sulle merci (39,1%), obbligo di standard qualitativi per produzioni extra-europee (29,8%), migliore tutela internazionale del know how aziendale (27,5%).
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