INDUSTRIA
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Indagine Giuria della Congiuntura
Dai risultati emersi dalla 140ª "Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera" realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli uffici studi delle Camere di Commercio provinciali, la produzione industriale della provincia di Asti nel terzo trimestre 2006 ha fatto registrare, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, una variazione tendenziale del 2,4%. Dopo la battuta d'arresto evidenziata nel secondo trimestre dell'anno l'andamento dell'industria manifatturiera astigiana mostra evidenti segnali di ripresa.
La rilevazione è stata condotta nel mese di ottobre con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2006 e ha coinvolto 1.146 imprese industriali piemontesi, di cui 106 in provincia di Asti, per un numero complessivo di 4.884 addetti e un valore pari a 1.046,7 milioni di euro di fatturato.
Dal raffronto con le altre province piemontesi, Asti si colloca al terzo posto a livello regionale preceduta da Vercelli e Verbano Cusio Ossola e seguita a ruota da Torino.
Il settore più dinamico è quello agroalimentare che denuncia incrementi produttivi del 5,1%, incrementi che raggiungono il 5,4% nell'ambito della produzione delle bevande. Seguono a breve distanza le industrie del settore meccanico ed elettromeccanico che fanno rilevare una crescita produttiva del 4,9%. Rientrano in questo comparto le industrie di produzione di macchine enologiche che rivestono un ruolo sempre più rilevante nell'economia provinciale.
Presentano invece risultati di segno negativo le industrie chimiche e della gomma (-1,9%) e le altre industrie manifatturiere (materiali da costruzione, legno e mobili, carta-stampati-editoria e tessile-abbigliamento) che segnano una diminuzione del 2%.
Con riferimento alla classe di addetti le piccole imprese da 10 a 49 addetti evidenziano stazionarietà, mentre le imprese da 50 a 249 addetti registrano un incremento della produzione del 6,1%. Il grado di utilizzazione di impianti si attesta al 78,7% mantenendosi su livelli di poco inferiori rispetto al trimestre precedente.
Le vendite all'estero costituiscono il 36,6% e rappresentano la quota più elevata raggiunta nel corso del 2006.
A differenza del trimestre scorso i nuovi ordinativi fanno segnare un calo, più sensibile per quelli interni (-5,5%) che per quelli esteri (-3,1%):
La variazione dell'occupazione si attesta sullo 0,12%. Se pur con percentuali di crescita minime, l'occupazione ha registrato dati di segno positivo anche nei primi due trimestri dell'anno, dando segni di tenuta del sistema imprenditoriale.
Variazione % della produzione rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente
L'indice della produzione industriale
A partire dal 2006, Unioncamere Piemonte ha deciso di effettuare elaborazioni specifiche sui dati congiunturali, uniformandosi alla metodologia adottata dall'Istat. In particolare, è stato calcolato un numero indice della produzione industriale piemontese con base anno 2000=100 al quale è stata applicata una correzione per giorni lavorativi e un procedimento standard di destagionalizzazione (con il software Tramo-Seats).
Nel III trimestre 2006 l'indice grezzo della produzione industriale con base anno 2000=100 è stato pari a 109,6 con un incremento, come già evidenziato in precedenza, del 2,4% rispetto al III trimestre del 2005.
L'indice della produzione corretto per giorni lavorativi ha registrato, invece, un aumento del 2,9% (i giorni lavorativi sono stati 64 contro i 65 del 2005), mentre l'indice della produzione destagionalizzato è stato pari a 110,4 e ha determinato una variazione rispetto al trimestre precedente dell'1,3%.
Indice della produzione industriale (base anno 2000 = 100) nel III trimestre 2006
Prospettive future
Le previsioni degli operatori per il semestre ottobre 2006 - marzo 2007 non si discostano da quelli del trimestre precedente. Per quanto riguarda la produzione, gli imprenditori che prospettano dati in crescita sono il 37,6%, contro il 19,3% che prevedono un calo.
Migliorano le aspettative relative al mercato interno: il 33% degli operatori si attende infatti una crescita della domanda, a fronte del 21% del mese precedente. I giudizi sul mercato estero sono più ottimistici rispetto alla domanda interna con il 36,7% degli operatori che prospetta una crescita delle vendite all'estero e soltanto il 15,7% che prevede un calo.
Le previsioni sull'occupazione sono all'insegna della stazionarietà: l'80,8% degli operatori non prevede infatti variazioni, il 9,4% si attende un aumento e il 9,7% prevede una diminuzione.
Per quanto riguarda i prezzi di vendita il 66,3% degli operatori esprime giudizi stazionari, mentre il 24,9% prospetta aumenti e soltanto l'8,7% prevede un calo.
Il volto delle PMI esportatrici della provincia di Asti
Con l'indagine congiunturale relativa al terzo trimestre 2006 è stato previsto anche un questionario finalizzato ad identificare meglio le caratteristiche delle imprese che esportano.
Per quanto riguarda la provincia di Asti, le imprese manifatturiere del settore agroalimentare sono quelle maggiormente strutturate per le vendite all'estero. Il 44% delle aziende agroalimentari, di cui il 47,2% appartenenti al comparto vinicolo, risulta infatti avere un ufficio estero, a fronte di una media provinciale del 19,2%.
Tra le imprese dotate di un ufficio estero, il 44% dispone di un ufficio interamente dedicato, il 36% si avvale di uffici che non si occupano esclusivamente di estero, nel 13% dei casi è il titolare che gestisce personalmente i rapporti con l'estero, il restante 7% dispone di strutture organizzative per aree geografiche.
Le imprese esportatrici che affrontano i mercati esteri seguendo una vera e propria strategia commerciale sono soltanto il 19%. Anche in questo caso è il settore alimentare quello maggiormente organizzato con il 39% delle imprese che dichiara di adottare metodi e strumenti di valutazione della concorrenza estera, seguito dalle industrie chimiche e della gomma (27%), mentre la percentuale scende all'11% per le aziende elettromeccaniche. Con riferimento alla classe dimensionale sono ovviamente le imprese di medie-grandi dimensioni (da 50 addetti in su) ad attuare sistematicamente iniziative di valutazione dei mercati e dei concorrenti esteri.
Tra le metodologie maggiormente seguite dalle imprese troviamo la raccolta dati ed informazioni attraverso clienti e rivenditori, adottata dal 78% delle imprese, la partecipazione a fiere (60%), l'analisi dei prodotti concorrenti (40%), le ricerche di mercato (36%), l'analisi dei listini, cataloghi e offerte della concorrenza (34%) e ad ultimo l'analisi diretta dei bilanci delle imprese competitrici (17%).
Gli obiettivi strategici delle imprese esportatrici riguardano principalmente la ricerca di nuovi mercati per la commercializzazione dei prodotti già esistenti e il consolidamento dei mercati già conosciuti (58% delle imprese), mentre risulta meno frequente il caso di aziende che mirano ad introdurre nuovi prodotti su nuovi mercati (21%) o su mercati già conosciuti (21%).
Uno dei fattori determinanti ai fini dell'acquisizione di nuovi clienti e dell'ingresso su nuovi mercati è la competitività del prodotto.
Secondo le imprese intervistate gli elementi che maggiormente contribuiscono alla competitività dei prodotti sono la qualità (65%), le possibilità di personalizzazione (46%), il prezzo (46%), l'ampiezza della gamma e l'assortimento (38%), i tempi di consegna (37%).
Notorietà, marchio e origine del prodotto sono giudicati importanti dal 31% delle imprese e si pongono al 6° posto nella classifica dei fattori di competitività. Evidentemente non bastano da soli a mantenere e garantire la presenza sui mercati esteri, ma devono essere accompagnati da requisiti qualitativi, di prezzo, ecc.
Tra gli aspetti considerati meno rilevanti ai fini della competitività troviamo i contenuti tecnologici (18%), gli aspetti innovativi (4%), i servizi complementari al prodotto (13%), estetica e design (9%), le condizioni di pagamento (5%). Infine abbiamo la capillarità della rete distributiva e della comunicazione che incidono soltanto per il 3% e il 6% delle imprese intervistate.
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