ARTIGIANATO
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Consistenza delle imprese artigiane della provincia di Asti
Le imprese iscritte all´Albo Artigiani della provincia di Asti al 31 dicembre 2002 sono risultate 6.649, solo 53 in più rispetto ad un anno fa. Nel corso dell´anno 2002 si sono iscritte 544 nuove imprese mentre 491 hanno presentato denuncia di cessazione. Nell´arco di un anno si è determinato un tasso di crescita dello 0,8%, vale a dire una percentuale leggermente inferiore al normale trend che era stato registrato in provincia di Asti negli anni precedenti.Le 6.649 imprese artigiane della provincia di Asti possono essere classificate in
- artigianato di produzione, con una consistenza di 1.920 imprese, il 28,9%,
- artigianato di servizi, con 1.949 imprese, il 29,3%,
- imprese artigiane di costruzioni edili, con 2.780 unità, il 41,8%.
Rispetto alla stessa data dello scorso anno le imprese manifatturiere sono diminuite di 2 unità; sono diminuite le attività di fabbricazione di prodotti in metallo, le attività di lavorazione del legno e le imprese di costruzione macchinari ed apparecchiature meccaniche. La crescita numerica più rilevante è stata registrata dalle imprese alimentari, seguite dalla fabbricazione di macchine ed apparecchiature elettriche.
Le imprese artigiane dedite ai servizi sono diminuite di 33 unità per un sensibile calo del numero degli autotrasportatori e delle attività di riparazione.
L´attività artigiana più rappresentativa del settore risulta quella delle imprese edili che, nell´arco di un anno, hanno denunciato un aumento di 88 unità, pari a +3,3 %, aumento inferiore alla media regionale la cui consistenza mette in evidenza un tasso di crescita del 4,4%.
Dai dati risulta evidente pertanto che la crescita dello 0,8% del numero complessivo delle imprese artigiane piemontesi va attribuito pressoché integralmente al ramo delle costruzioni ed, in presenza di una congiuntura stagnante, si attribuisce essenzialmente al proseguimento del processo di frammentazione degli operatori.
A livello congiunturale e dall´andamento della domanda e del fatturato, nonché dalla dinamica degli investimenti, si riscontra che i giudizi degli imprenditori artigiani sono prevalentemente negativi. L´andamento negativo appare particolarmente pesante nel comparto manifatturiero. A trainare verso il basso concorrono gli andamenti delle imprese metalmeccaniche e delle manifatture leggere.
Analoghe indicazioni, anche se di entità più contenuta, provengono dal comparto dei servizi con un deciso calo della domanda e del fatturato nonché della percentuale di imprese che hanno investito.
Nel comparto sono presenti due settori in difficoltà strutturale, le riparazioni ed i trasporti, e due caratterizzati da andamenti discreti (servizi alle imprese e servizi alle persone).
Diminuisce in tutti i settori la quota di imprese disposte ad investire.
Appare coerente con il quadro generale anche l´andamento delle imprese di costruzione sebbene, nel complesso, i saldi relativi a domanda ed a fatturato siano tra i migliori.
Le previsioni confermano un diffuso pessimismo sull´andamento economico in generale anche se una certa propensione agli investimenti testimonia una notevole capacità di recupero ed un´ampia fiducia nelle proprie capacità imprenditoriali.
Riguardo all´occupazione il ruolo di tenuta del sistema artigiano è dimostrato dall´indagine Excelsior sulle "Previsioni occupazionali delle imprese". Sono infatti le imprese al di sotto dei dieci addetti ad espandere maggiormente la loro base occupazionale con un tasso di crescita previsto del 5,9% alla fine del 2002, mentre le grandi si attestano sullo 0,6%. Va sottolineato, in questo contesto, il ruolo di formazione dell´impresa artigiana, ruolo che la normativa dell´apprendistato non rispetta pienamente per un apporto didattico esterno sovente non mirato e per un onere considerato eccessivo per il datore di lavoro. Si ritiene pertanto che l´apprendistato continui ad essere penalizzato da una insufficiente risposta alle esigenze reali delle piccole imprese.
Il tema formazione è di primo piano soprattutto in conseguenza di processi di diversificazione produttiva. In campo manifatturiero le imprese artigiane continuano ad approfondire la loro specializzazione produttiva in quei comparti più tradizionali dove il vantaggio competitivo si misura esclusivamente sulla specializzazione della manodopera e sulla sua esperienza e competenza. Se questo processo di specializzazione si interrompe, non riuscendo le imprese ad innovare e a restare al passo con l´evoluzione delle tecnologie, il rischio concreto è perdere competitività. Tanto più in presenza di una grave crisi dell´indotto auto, sia per le imprese in difficoltà in quanto indirizzate ad una sola linea di prodotto sia a quelle che hanno saputo diversificare la propria produzione, si richiede uno sforzo notevole nell´investimento in innovazione e nel capitale umano.
Relativamente all´export si rileva che le imprese artigiane si accostano ai mercati internazionali solo occasionalmente e sfruttando solo in parte le opportunità offerte dall´estero. Gli operatori richiedono pertanto supporto operativo quali contatti con gli intermediari commerciali, individuazione di clienti e del grado di potenzialità di un prodotto sul mercato estero.
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