ARTIGIANATO
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Consistenza delle imprese artigiane in provincia di Asti
Movimento anagrafico e forma giuridica delle imprese artigiane della provincia di Asti
La consistenza delle imprese artigiane della provincia di Asti è ammontata, al 30 giugno 2003, a 6.721 unità, 127 in più del 30 giugno 2002 pari ad un incremento dell´1,9%. Le nuove imprese nascono soprattutto nel settore edile: con 116 unità in più la relativa consistenza è aumentata del 4,2%. In ambito manifatturiero si contano 1.914 imprese, 18 imprese in più rispetto alla stessa data dell´anno precedente (+1,0%). Il comparto manifatturiero acquista nuove unità nell´alimentare e bevande, nel tessile-abbigliamento, nella carta, stampa, editoria e nella metalmeccanica strumentale, ma nel contempo perde imprese nel metalmeccanico e nell´elettromeccanico. Le attività di riparazione si contraggono in modo lieve e graduale (-0,5%), mentre la diminuzione di autotrasportatori è rilevante con 29 attività in meno nel corso di un anno, pari ad un tasso di flessione annuo del 5,3%. Relativamente ai servizi si osserva un aumento sia per i servizi alle imprese (+ 3,5%) sia per i servizi alle persone (+3,4%). Sotto l´aspetto congiunturale, dai dati pubblicati dall´ "Osservatorio Regionale sull´Artigianato", emergono chiare indicazioni sul perdurare di una situazione di difficoltà e le previsioni lasciano intendere che una reale inversione di tendenza sarà dilazionata nel tempo. Nel semestre in esame i dati aggregati su domanda e fatturato riportano saldi rispettivamente di -20,6 e -17,3 e, in quanto meno negativi di quelli registrati sei mesi fa (-27,2 e -25,2), possono essere acquisiti come un piccolo segnale d´inversione di tendenza. In tale ottica si colloca il miglioramento del comparto manifatturiero: domanda e fatturato, infatti, pur restando negativi con saldi rispettivamente di -22,1 e -17,2, migliorano in misura sensibile rispetto alla passata rilevazione (-32,2 e -29,1). Il segnale d´inversione è particolarmente evidente nei settori che mostravano le maggiori difficoltà, il metalmeccanico e le manifatture leggere, mentre nell´ambito delle altre industrie i progressi risultano più contenuti. Si difendono le imprese di costruzioni con saldi nettamente al di sopra della media (-15,7 e -9,3). La tendenza ad un moderato incremento degli indicatori di mercato e produzione è confermata anche dal comparto dei servizi con eccezione dei servizi alle persone, che hanno pesantemente risentito del calo dei consumi delle famiglie. I relativi saldi sulla domanda (-30,6) superano in negativo persino quelli dei trasporti e riparazioni, settori tradizionalmente critici che ora tendono al rialzo. Migliorano lievemente i saldi dei servizi alle imprese: nonostante le difficoltà, le aziende di questo settore confermano una relativa solidità. Anche il saldo tra imprese che acquistano e perdono addetti è negativo (-1,6). Dal lato occupazione i saldi peggiori si rilevano tra le manifatture leggere e le altre industrie (-5,2), mentre è in aumento il saldo delle metalmeccaniche, che da -4,8 passa a +0,7. Un ulteriore indicazione di ottimismo si rileva nella percentuale di imprese che hanno dichiarato di aver effettuato investimenti: il 39,4% del totale, dato che fa pensare ad una buona capacità reattiva del tessuto imprenditoriale minore disposto ad impegnare risorse a sostegno del proprio rilancio. I settori in cui si è investito di più sono il metalmeccanico (48,1%) ed i servizi alle imprese (46,9%). Il perdurare delle difficoltà di mercato sembra infatti aver causato seri vincoli alle strategie espansive: dalle previsioni si registrano fattori di criticità soprattutto con riferimento agli investimenti ed all´occupazione. Domanda e fatturato, sebbene ancora negativi (-1,8 e -1,6) non peggiorano le previsioni del semestre precedente. Un certo ottimismo si riscontra nell´area manifatturiera, in particolare tra le imprese metalmeccaniche (saldi +0,8 per la domanda, +5,4 per il fatturato) e nei servizi alle imprese (+5,6 e +7,2). Le costruzioni prevedono un migliore andamento della domanda (+4,7) ma non del fatturato (-1,2). In presenza di una consistente previsione di stazionarietà della domanda (66,4% degli intervistati) si deduce che le imprese tendano a limitare i danni con il mantenimento degli attuali livelli di mercato e di produzione. La scelta di investire e le possibilità di sviluppo della base occupazionale appaiono invece rimandate a fasi espansive.
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