COMMERCIO
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Consistenza degli esercizi commerciali, degli alberghi e ristoranti della provincia di Asti
Al 30/06/2003 risultano in provincia di Asti 6.652 esercizi commerciali, di cui 5.524 sedi e 1.128 unità locali, 135 esercizi in più rispetto alla stessa data dell´anno precedente (+2,1%). Si rilevano nuove attività in particolare nell´ambito del commercio all´ingrosso, al dettaglio e della ristorazione. Si ha motivo di ritenere, da una rilevante mobilità del settore, che l´avvio di molte attività sia da attribuire alla difficoltà di accedere al lavoro subordinato. Dall´andamento dei dati comparativi 30/6/2003-30/6/2002, per quanto riguarda il commercio al dettaglio, emerge chiaramente il trend negativo del piccolo commercio tradizionale . Difatti si rileva come "sedi" un saldo negativo di meno 8 , mentre come "unità locali" un saldo positivo di più 55; è peraltro risaputo che le unità locali sono nella loro totalità punti vendita di catene franchising o di grandi marche, soprattutto nel campo della moda e dell´abbigliamento, oltre al massiccio arrivo di punti vendita della media e grande distribuzione (GDA), condotti ovviamente non da commercianti titolari, ma in prevalenza da personale dipendente o collaboratori continuativi. Il settore degli intermediari del commercio, con un saldo negativo di meno 16, è significativo della crisi del piccolo commercio e riflette di pari passo la riduzione dei punti vendita del commercio tradizionale, che era l´interlocutore tipico dell´intermediario, secondo la consolidata catena produttore > grossista > intermediario > dettagliante; ora con l´avvento massiccio ed incontrollato della media e grande distribuzione, la filiera si limita a produttore > magazzino GDA (poi consegnato ai vari punti vendita unità locali). Interessante è il dato "Alberghi e Ristoranti" che presenta un saldo positivo di +39. Il dato evidenzia che gli operatori commerciali hanno ritenuto che vi fosse carenza di offerta del settore e, nel contempo, lascia intendere una fiducia in una possibile ulteriore crescita della domanda turistica, attratta dalle peculiarità del nostro territorio e dall´offerta di prodotti enogastronomici (tipici e di assoluta qualità) e sollecitata dalle molte iniziative promozionali di Enti ed associazioni.
Volumi di vendita per tipologia di esercizio commerciale
A fine maggio, l´inchiesta Isae conferma un diffuso indebolimento del clima di fiducia dei consumatori italiani con la comunicazione di un indice sui consumi sceso a quota 105,6 a fronte del corrispondente valore del mese di dicembre 2002 di 107,5. Diminuiscono le intenzioni di acquisto di beni durevoli, si deteriorano i giudizi sul bilancio familiare, flettono i giudizi sulla situazione economica della famiglia e sulla convenienza e possibilità del risparmio. I giudizi sulla situazione economica dell´Italia e le prospettive del mercato del lavoro sono caratterizzate da un minore ottimismo. Per quanto riguarda i prezzi, si consolidano le attese di stabilizzazione dell´inflazione nonostante la presenza di una rinnovata apprensione nei giudizi riguardo alla loro attuale dinamica. Anche l´indagine congiunturale condotta trimestralmente dalla Camera di Commercio di Asti sulle imprese commerciali della provincia di Asti, pur mettendo in evidenza una situazione meno negativa rispetto a quella rilevata nel precedente trimestre, fa ancora trapelare un diffuso pessimismo. Nel secondo trimestre 2003 il rapporto tra aumento e diminuzione del volume delle vendite rispetto allo stesso trimestre dell´anno precedente è risultato pari a - 13,6% a fronte di un corrispondente valore negativo del 43% rilevato nel 1° trimestre dell´anno. Tale andamento, in presenza di una GDO equamente distribuita nel reputare un aumento o una diminuzione del volume delle vendite, è soprattutto da addebitare al commercio al dettaglio tradizionale con dichiarazioni di diminuzione del giro di affari da parte del 64,1% degli intervistati. Nell´ambito del settore alimentare è stato rilevato un lieve aumento delle vendite nel 30% degli esercizi intervistati, ma si dichiara una riduzione delle vendite da parte del restante 70% del campione. Il corrispondente saldo è pari a -30%, mentre era -46,8% nel 1° trimestre 2003. Anche il settore non alimentare, nel 2° trimestre 2003, ha denunciato, con il 40% degli operatori, una percentuale di ottimisti superiore a quella del trimestre precedente (25%). Il "settore misto", ossia quello con superficie di vendita superiore a 250 mq. e con annesso reparto "non food", continua a detenere la consistenza più elevata di dichiaranti vendite in lieve aumento con il 66,7% delle ricorrenze; dal raffronto con le denunce di diminuzione è risultato un saldo positivo pari al 33,4%. Relativamente ai prezzi di vendita la GDO è unanime nel dichiarare un lieve aumento in sintonia con l´89% degli esercizi commerciali tradizionali per i quali si rileva, nel contempo, una diminuzione messa in atto dall´11% degli intervistati. L´aumento dei prezzi è stato riconosciuto dalla totalità del comparto alimentare e misto e dall´82% del "non alimentare"; la restante quota, pari al 18% dei dichiaranti, ha invece denunciato un ritocco al ribasso. Le conseguenze di una domanda non particolarmente brillante sono state poco rilevanti nei confronti della situazione delle giacenze di magazzino dichiarate esuberanti limitatamente al 10% del commercio tradizionale ed al 16% del comparto non alimentare. L´attuale situazione congiunturale non è certo favorevole all´occupazione del settore; i giudizi in merito esprimono stazionarietà per il 93% dei casi, aumento per il 2,3% e flessione per il 4,7%. Le previsioni sulle vendite nel prossimo trimestre appaiono confortanti in quanto migliori rispetto a tre mesi fa. Complessivamente il saldo tra previsioni di aumento e prospettive di diminuzione è risultato pari al 15,6%, mentre tre mesi fa era del 3,6%. Per tipologia di esercizio è essenzialmente la GDO a correggere al rialzo le previsioni con il 100% di opinioni di aumento delle vendite. Dal canto suo il dettaglio tradizionale è orientato a prevedere un lieve aumento nel 51% dei casi; è pertanto ancora consistente la percentuale di coloro che si aspettano il mantenimento del trend negativo. Per settore si osserva che gli ottimisti fanno soprattutto parte del "misto" (attività con superficie di vendita superiore a 250 mq. e con annesso reparto "non food") che dichiara il 70% di previsioni di aumento e del "non alimentare" con il 56%. Da parte del settore alimentare i giudizi sono più cauti: ad una percentuale di previsione di aumento delle vendite espressa dal 50% del campione si contrappone il 50% di previsioni di flessione.
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