CREDITO
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Impieghi, depositi e sofferenze per settore in provincia di Asti al 30/06/2003
Dai dati forniti dalla locale sede della Banca d´Italia si riscontra che la situazione dei depositi presso gli istituti di credito della provincia di Asti al 30 giugno 2003, con una consistenza di 2.065,526 milioni di euro, appare in lieve flessione rispetto al 31/12/2002 (-1,7%). Rispetto alla stessa data dell´anno precedente si rileva un incremento del 2,1%, indubbiamente modesto, insufficiente persino a compensare la variazione annua del costo della vita pari al 2,3%. I depositi provenienti dalle famiglie e dalle istituzioni no profit ammontano a 1.627,156 milioni di euro, il 79% del totale e tendono ancor più alla stabilità con variazioni limitate all´1,6% in meno rispetto ad inizio anno ed all´1,2% in più nei confronti di un anno fa. Dalle imprese e dalle attività produttive familiari proviene una disponibilità di 384,867 milioni di euro, pari al 18,6% del totale, il 2,5% in più su base annuale ed il 5% in meno con riferimento all´ultimo semestre. Alla stessa data l´ ammontare complessivo delle richieste di finanziamento, risultata di 2.762,296 milioni di euro, è sensibilmente aumentata rispetto al 30 giugno 2002 (+8,9%) pur evidenziando un relativo assestamento nell´ultimo semestre (+2,5%). Le richieste di credito provengono soprattutto dalle famiglie: al 30 giugno 2003 il corrispondente ammontare è stato di 910,447 milioni di euro pari al 33% del totale degli impieghi, con un incremento dell´8,9% sull´importo rilevato al 30/06/2002 e del 2,7% sulla consistenza al 31/12/2002. Si osserva inoltre che una quota rilevante del credito concesso fa capo alle imprese ed alle attività del terziario gestite a livello familiare con 704,795 milioni di euro, ricorso superiore di quasi il 10% a quello richiesto un anno fa. Le attività industriali mettono in evidenza debiti nei confronti delle banche per 657,363 milioni di euro, importo che risulta aumentato dell´8,3% nel corso di un anno ma che denota stazionarietà negli ultimi sei mesi. Il settore agricolo ha fatto ricorso all´intervento finanziario delle banche per 231,615 milioni di euro ed ha registrato una variazione del 5,9% nel confronto annuale e del 6,1% nei sei mesi immediatamente precedenti. Tra le attività produttive la domanda di liquidità si accresce soprattutto nel campo dell´edilizia: i 204,069 milioni di euro anticipati rappresentano infatti il 16,5% in più della disponibilità ottenuta alla stessa data dell´anno prima. L´edilizia è nel contempo il settore che fa registrare l´aumento più rilevante in ordine alle sofferenze con un importo di 12,725 milioni di euro pari ad una variazione nel corso di un anno del 20,8%. Per entità sono però le famiglie ad essere al primo posto con un capitale in sofferenza per 41,008 milioni di euro, ammontare superiore del 6,2% rispetto a quello rilevato al 30/06/2002 ma in flessione rispetto a fine anno 2002 per l´1,3%. Con un importo di 21,328 milioni di euro, i crediti in sofferenza riferibili all´agricoltura sono ancora elevati ma nell´ultimo semestre fanno registrare una confortante flessione. Complessivamente il sistema bancario astigiano lamenta crediti in sofferenza per 137,343 milioni di euro, il 4,5% degli impieghi. Con tale importo si rileva una situazione stazionaria rispetto al 31/12/2002 ma più preoccupante (+8%) con riferimento alla stessa data dell´anno precedente. L´andamento di stazionarietà dei depositi e di incremento degli impieghi determina un nuovo rapporto impieghi/depositi a quota 133,7, maggiore di 8,4 punti percentuali rispetto a quello rilevato al 30/06/2002.
ANALISI DELLA DINAMICA CREDITIZIA IN PROVINCIA DI ASTI
L´Unioncamere Nazionale ha recentemente pubblicato uno studio dell´Istituto Guglielmo Tagliacarne che fotografa la situazione, provincia per provincia, del sistema bancario, analizzando i valori dei tassi di interesse, delle sofferenze, degli impieghi e dei depositi.
Si ritiene utile riportare alcuni dati relativi alla provincia di Asti che, confrontati con le altre province piemontesi e con la media nazionale, possono risultare significativi al fine di una valutazione della dinamica creditizia a livello locale.
Stima tassi di interesse per cassa a breve (31/12/2002)
I dati si riferiscono alla stima dei tassi a breve per finanziamento di cassa che attualmente Banca d´Italia fornisce solo a livello regionale. L´Istituto Tagliacarne ha sperimentato dal 2001 un percorso metodologico che fornisce una stima del dato medio provinciale il più vicino possibile ai reali valori che mediamente l´insieme dei soggetti creditizi operanti in provincia praticano alla loro clientela.
Dall´indagine emerge che Asti, con un tasso di interesse del 6,85%, superiore persino al dato medio nazionale, 55^ tra le 103 province italiane, è la provincia con il più alto costo del denaro della Regione Piemonte. Il livello del tasso di interesse dovrebbe essere influenzato in positivo dalla presenza dei distretti (le province a vocazione distrettuale generalmente hanno un costo del denaro più basso rispetto alle province non distrettuali) e dal numero di imprese sul territorio (le province con più alto numero di imprese localizzate sul territorio hanno dei tassi più bassi). Un rilevante distretto del vino non è stato sufficiente a limitare l´alto costo del denaro e, nel contempo, la presenza di un tessuto imprenditoriale debole in quanto caratterizzato da una scarsa presenza di gruppi di imprese e da un modesto numero di società di capitali non ha determinato quella competitività necessaria a ridurre il grado di rischio del territorio nel suo complesso e quindi ad abbassare i tassi di interesse.
Se si limita infatti l´osservazione alle 50 province italiane con meno di 40.000 imprese risulta un tasso medio di interesse del 7,13%. In tale contesto la provincia di Asti, con il 6,85%, denuncia un costo inferiore a quello medio nazionale per 0,28 punti percentuali e si colloca al 21° posto tra le province italiane.
Dotazione provinciale di Sportelli per imprese e popolazione (Anno 2002)
La dotazione di sportelli bancari con riferimento alle imprese ed alla popolazione colloca Asti al 46° posto tra le 103 province italiane con valori al di sopra della media nazionale.
I 151 sportelli bancari della provincia di Asti costituiscono una variabile in crescita nonostante tendano alla stabilità sia il numero delle imprese che il numero dei residenti. Il tasso relativo al numero degli sportelli bancari per 1000 imprese, corrispondente nell´Astigiano a 5,56, è al penultimo posto nella regione seguito solo dal corrispondente tasso della provincia di Torino. Il numero degli sportelli ogni 10.000 abitanti, pari a 7,17, è al terzo posto nella regione, rapporto inferiore solo alle province di Vercelli e Cuneo. Un rapporto abbastanza elevato di sportelli per abitante si giustifica con una densità degli abitanti più bassa sia a livello regionale che nazionale, mentre un rapporto relativamente basso degli sportelli riferito al numero delle imprese deriva da un´elevata frammentazione della struttura produttiva locale riferita soprattutto alle imprese agricole.
Sofferenze su impieghi per provincia (Anni 1998-2002) - Valori percentuali
In provincia di Asti il livello dei crediti che finiscono in sofferenza è passato dal 6,52% del 1998 al 5,05% , un trend in discesa che però non è stato al passo della dinamica nazionale: nel 1998 il dato medio nazionale era pari a 8,8% contro il 4,5% del 2002 con un dimezzamento dovuto soprattutto all´ "effetto cartolarizzazioni" (1).
Con il 5,05%, tasso superiore a quello medio nazionale per 0,59 punti percentuali, Asti si colloca al 54° posto tra le province italiane ed al 3° posto tra le province piemontesi, preceduta dal Verbano-Cusio-Ossola e da Vercelli.
A fronte di un andamento delle sofferenze più gravoso rispetto a quello della provincia di Asti, le province di Vercelli e del Verbano-Cusio-Ossola beneficiano di un tasso di interesse meno elevato.
Si riconosce pertanto, nella formazione del costo del denaro a livello locale, un sensibile effetto di fattori "non creditizi" quali le caratteristiche della struttura produttiva, il settore di appartenenza ecc., che, inducendo al rialzo il tasso di interesse, potrebbe rappresentare una forte criticità per la crescita dell´economia locale.
(1) La dinamica delle sofferenze negli ultimi ani è stata condizionata anche dalle cartolarizzazioni, tecnica finanziaria che consiste nella cessione di credito o di altre attività finanziarie non negoziabili capaci di generale flussi di cassa pluriennali e nella loro conversione in titoli negoziabili sui mercati. Con l´emanazione della legge n. 130 del 30 aprile 1999, la cartolarizzazione è entrata a pieno titolo in Italia tra le tecniche di finanziamento alternative all´indebitamento ed al ricorso ai mezzi propri.
Depositi delle famiglie su popolazione per provincia - Anni 1998-2002
I dati relativi ai depositi si riferiscono, secondo la definizione della Banca d´Italia, alla "raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di deposito a risparmio libero e vincolato, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti liberi e vincolati". Non tengono pertanto conto della raccolta indiretta.
La provincia di Asti si colloca, con 6.760 euro di somme depositate pro-capite, al 42° posto tra le 103 province italiane e risulta lievemente al di sopra della media nazionale, pari a 6.450 euro. Dal 1998 al 2002 l´incremento dei depositi pro-capite è aumentato dell´11,4% a fronte di un incremento nazionale del 16,8%. In ambito regionale Asti occupa la 6^ posizione, preceduta da Cuneo, Novara, Vercelli, Alessandria, Torino e seguita dal VCO e da Biella.
Impieghi delle imprese su imprese per provincia - Anni 1998-2002
Il finanziamento medio per impresa erogato dalle banche è ammontato nel 2002, in provincia di Asti, a 49.800 euro. Tra i dati considerati tale indicatore colloca la provincia di Asti nella posizione più arretrata: 66° posto tra le 103 province italiane con un valore inferiore del 46% rispetto a quello medio nazionale. A livello nazionale il finanziamento medio per impresa è risultato pari ad euro 92.700, con un aumento del 27,9% nei cinque anni presi in esame. I 49.800 euro di finanziamenti per impresa della provincia di Asti rappresentano il 33% in più dell´analogo dato del 1998, incremento che fa rilevare una certa tendenza a ridurre il differenziale rispetto al dato medio italiano.
La posizione astigiana in ambito regionale è il fanalino di coda con una variazione negativa del 31% rispetto a Vercelli, provincia immediatamente precedente. Rispetto a Novara, provincia piemontese con l´importo più alto di investimenti per impresa, la variazione è - 57%.
Questo aspetto, non molto gratificante dal punto di vista economico ed imprenditoriale, si giustifica con una realtà contraddistinta da poche strutture di grandi dimensioni, da una miriade di piccolissime imprese e da una congenita propensione all´autofinanziamento.
Dal lato impresa si lamenta, oltre ad un eccessivo costo del denaro, un´erogazione dei fidi in funzione del conto economico dell´impresa e non della validità del progetto, le richieste eccessive di garanzie ed offerte da parte del sistema bancario limitate agli strumenti tradizionali.
L´analisi dell´Istituto Tagliacarne mette in evidenza come la casistica più frequente sia rappresentata dalla eccessiva sovraesposizione di molte piccole imprese sul versante del debito a breve probabilmente anche a causa di una insufficiente competenza da parte delle imprese, in particolare da quelle di più piccole dimensioni, a chiedere la tipologia di finanziamento più adatto alla circostanza.
Anche i Documenti di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF) rilevano nell´eccessiva dipendenza della struttura finanziaria delle PMI dal credito bancario a breve termine, una importante causa di fragilità, instabilità e sottocapitalizzazione delle imprese stesse.
Si sottolinea infine la difficoltà che le imprese hanno nel prospettare nei documenti contabili lo sviluppo reddituale di propri investimenti. Un´indagine dell´Istituto Tagliacarte sui rapporti banca-impresa evidenzia, infatti, come uno dei maggiori punti di debolezza percepiti dalle aziende di credito sia la carenza della documentazione richiesta per la valutazione della redditività dell´investimento.
Una possibile soluzione potrebbe trovarsi nello sviluppo di un´adeguata cultura finanziaria tra le imprese diffondendo la sensibilità nei confronti della realizzazione di business plan e di programmi di attività da presentare al finanziamento.
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