INDUSTRIA
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Andamento della produzione industriale in provincia di Asti - Anno 2003
Indagine sugli investimenti - Anno 2003
La situazione congiunturale del sistema industriale astigiano è stata caratterizzata, nei primi nove mesi del 2003, da una generale staticità e solo a partire dall´ultimo trimestre, con una variazione della produzione rispetto al periodo immediatamente precedente del 7,7%, delinea un trend di discreta ripresa.
Hanno assunto un ruolo trainante, nel recupero di produttività, le aziende di dimensioni più rilevanti dei settori alimentare, legno e mobili ed elettromeccanico.
Un quadro meno positivo emerge dal confronto con la situazione a fine 2002 in quanto mette in evidenza una diminuzione del volume produttivo dello 0,7%. In quest´ottica si osservano sensibili cedimenti per i settori metalmeccanico, gomma e tessile-abbigliamento a fronte di una conquista di posizioni per vetro, carta, chimica ed elettromeccanica.
A fine anno risulta un grado medio di utilizzazione degli impianti del 77%, dato superiore al valore medio registrato nel corso dell´anno. Si osservano livelli ottimali di sfruttamento degli impianti nei riguardi del settore elettromeccanico, dell´industria vetraria, del settore legno e dei mobili, dell´industria chimica e delle materie plastiche.
Sul totale del fatturato le vendite all´estero hanno rappresentato il 34,2%. Per settore si rileva una maggiore propensione all´estero nei confronti della fabbricazione di articoli in gomma (55,6% del fatturato), dei prodotti in metallo (45,5%) e dell´elettromeccanica (39,8%).
I migliori livelli produttivi sono stati raggiunti a seguito di una più soddisfacente risposta della domanda interna per la quale, nell´ultimo trimestre dell´anno, si segnala una crescita del 6%. Gli ordinativi interni sono aumentati in particolare per il settore alimentare (+14,1%), per l´industria del legno e dei mobili (+12,2%), per l´industria elettromeccanica (+10,3%), per la fabbricazione di articoli in gomma (+8,9%).
Sui mercati esteri, dopo un lieve cedimento evidenziato nel primo semestre dell´anno, in termini complessivi si rileva l´aumento del 2,6%. Hanno rafforzato la propria presenza all´estero l´industria alimentare (+3,8%), l´industria del legno e dei mobili (+14,3%), l´elettromeccanica (+6,6%). Denunciano però ulteriori perdite di quote di mercato il settore metalmeccanico e l´industria della gomma.
Con riferimento all´occupazione, a fine 2003, gli operatori dichiarano una flessione dell´1,7%, che interessa pressoché tutti i settori e che in molti casi assume la connotazione di un turn-over parziale. Si ritiene comunque che i cedimenti produttivi delle industrie metalmeccaniche e del tessile-abbigliamento abbiano avuto sensibili ripercussioni sull´andamento occupazionale del comparto industriale.
A livello previsionale, da un 52% di opinioni di stazionarietà in merito alla produzione, non emerge ancora una chiara e ben definita capacità di ripresa, ma lascia ben sperare una percentuale più elevata di imprese che si aspetta un aumento produttivo (25,3%) rispetto alla quota di imprese che prevede flessione (22,6%).
I giudizi sul mercato nazionale sono in prevalenza orientati a ritenere stazionari gli ordinativi interni a fronte del 22% che li preannuncia in aumento e del 20% che li stima in diminuzione.
Ancora più cauti sono i giudizi sul mercato estero con il 66% di previsioni di stazionarietà a fronte del 25% di previsioni di aumento e del 9% di aspettative di flessione.
Mentre è sempre alta la percentuale di coloro che non intendono apportare variazioni ai listini prezzi (69,9%), nel contempo si osservano intenzioni di aumento per il 20% degli intervistati e di diminuzione per il 10%.
Nel prossimo semestre solo il 5% delle imprese paventa possibilità di flessione occupazionale mentre il 17% ritiene probabile un aumento della forza lavoro.
Dalla dinamica degli investimenti, considerata sulla base dell´indagine condotta a cadenza annuale congiuntamente alla rilevazione congiunturale trimestrale, risultano consistenti investimenti nei confronti del settore alimentare e del settore metalmeccanico. Per il settore alimentare il peso è del 20% sul totale investimenti contro il 14,3% rilevato nel 2002. Tale dato conferma un trend di consolidamento e di sviluppo di questa area produttiva che ha una particolare rilevanza negli ambiti vinicolo e conserviero.
Al secondo posto si collocano la costruzione di macchine e di prodotti meccanici, entrambe con un rapporto del 13,7% sugli investimenti totali e con un andamento recessivo rispetto al 2002. Si rilevano minori investimenti anche per l´industria elettromeccanica, che nel 2003 ha realizzato il 7,4% degli investimenti totali mentre denunciano una maggiore propensione le industrie del legno (10,5%) e della gomma (8,4%).
Con riferimento all´ammontare degli investimenti emerge una maggiore prudenza: sono infatti diminuiti gli investimenti di importo superiore a 100.000,00 euro mentre sono aumentati quelli di importo inferiore a tale cifra.
L´incertezza del contesto economico si riflette anche nelle modalità di finanziamento con la diminuzione del numero di imprese che ricorrono al credito bancario ed al credito del fornitore ed anche con una diminuzione all´autofinanziamento, sebbene sia ancora rilevante il numero delle imprese che dichiarano di far ricorso ai mezzi propri nella realizzazione di nuovi investimenti. Si riscontra nel contempo una maggiore attenzione al credito agevolato: le imprese che ne fanno ricorso sono passate dal 21% del 2002 al 27% del 2003.
Gli investimenti sono stati indirizzati prevalentemente nell´acquisto di macchinari, attrezzature, elaboratori e sistemi elettronici, ma la frequenza di questa tipologia di investimenti è stata inferiore a quella rilevata nel 2002. Il 30% delle imprese ha dichiarato di aver acquistato nuovi impianti fissi contro il 41% dello scorso anno. Il 28% delle imprese ha investito in fabbricati a fronte del 24% nel 2002, il 7% degli operatori ha acquisito brevetti e know-how (4% nel 2002) mentre le spese di ricerca e sviluppo hanno coinvolto la stessa percentuale di imprese dello scorso anno (27%).
Gli imprenditori hanno inoltre dichiarato di avere realizzato gli investimenti prioritariamente per sostituire impianti obsoleti (59% delle imprese investitrici). L´aumento della capacità produttiva rappresenta un´altra importante finalità (45% delle imprese) congiuntamente all´efficienza dei processi produttivi (42% delle imprese). Il raggiungimento di un miglioramento qualitativo dei prodotti è nelle intenzioni del 28% delle imprese investitrici ed è in aumento la percentuale di imprenditori che mira ad una migliore gestione aziendale (23%). L´imprenditoria astigiana è moderatamente attirata dall´innovazione di prodotto se solo il 18% ha investito in tal senso ed ha attribuito un moderato valore strategico al risparmio energetico: è infatti diminuita dal 9% al 3% la percentuale di coloro che hanno affrontato spese con questa finalità.
Dalle indicazioni sull´indirizzo degli investimenti nel corso del 2004, le imprese hanno confermato le priorità risultanti a consuntivo prevedendo però un maggiore impegno nei confronti del miglioramento dell´efficienza e della flessibilità dei processi produttivi, della qualità dei prodotti e del risparmio energetico.
Lo scenario economico e congiunturale locale si presenta differenziato per una diversa risposta all´attuale contesto di crisi internazionale da parte dei due settori più rilevanti dell´industria astigiana, quello meccanico e quello dell´indotto auto.
Per il settore meccanico la situazione è sicuramente più difficile e si pone in termini di mantenimento della produttività delle unità esistenti, fattore da mettere in relazione con il rinnovamento della componentistica, dalla capacità del settore di porsi sul mercato a prezzi competitivi con prodotti e processi ad elevato contenuto tecnologico e dalla necessità di andare oltre alla dipendenza della Fiat puntando sempre di più sui committenti stranieri.
Il ridimensionamento del comparto metalmeccanico richiede, per mantenere nel territorio professionalità e capitali, una maggior capacità di attrazione di investimenti esterni. Nelle politiche di marketing avviate dalle istituzioni locali si mette in rilievo la scarsa competitività della provincia di Asti nell´attrarre flussi di investimenti e, nel sottolineare l´importanza degli investimenti in tecnologica ed in innovazione, si intravede, tra i possibili obiettivi per uno sviluppo del settore, un modello di crescita centrato sullo "sviluppo sostenibile" con il sostegno di attività di minore impatto ambientale e percorribile anche da piccoli imprenditori.
In campo agroalimentare, il buon risultato dei flussi commerciali sottolinea la concreta capacità delle imprese della provincia a posizionarsi favorevolmente sui mercati esteri. Inoltre, il tessuto imprenditoriale mostra un contenuto turnover, sintomo di una buona solidità del sistema economico e di un´adeguata stabilità finanziaria. Assume sempre più rilievo il comparto enologico, con produzioni di notevole prestigio, supportate da marchi di qualità e di rilievo internazionale, per un volume di affari piuttosto consistente. L´importanza di tale settore si riflette anche sulla filiera di produzioni meccaniche destinate al comparto enologico; la specializzazione in tale tipo di apparecchiature ed impianti costituisce un riferimento per gli operatori del vino a livello internazionale (si stima che oltre l´80% di tali prodotti siano esportati). Il che suggerisce che il settore ha capacità dinamiche con ulteriori potenzialità che andranno valorizzate da metodologie innovative, dalla preparazione di figure professionali rispondenti a specifiche esigenze tecniche e/o manageriali, da una sempre più attiva promozione dei prodotti e del territorio.
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