COMMERCIO
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Consistenza degli esercizi commerciali, degli alberghi e ristoranti della provincia di Asti della provincia di Asti
Volumi di vendita per tipologia di esercizio commerciale
Il sistema distributivo astigiano risulta articolato, alla data del 31 dicembre 2003, in 6.736 unità di cui 5.573 sedi di impresa e 1.163 unità locali ed ha fatto registrare, rispetto ad un anno fa un aumento di 108 unità, il 1,6% in più. L´incremento è stato determinato soprattutto dalle unità locali (+6,5%) mentre per le imprese si osserva un aumento degli esercizi limitato allo 0,6%, andamento che induce a considerare che le attività già affermate sul mercato tendono ad accrescere la propria rete di vendita mentre, da un modestissimo tasso di crescita delle nuove imprese e da un normale turn-over della titolarità degli esercizi commerciali, si avverte la modesta presenza di fattori evolutivi ed innovativi del settore.
Le 6.736 unità operative del sistema distributivo si suddividono in:
- 419 esercenti il commercio di auto, moto e carburanti, pari al 6,2% del totale, consistenza aumentata del 4,2% rispetto al 31 dicembre 2002 con esclusivo riferimento alle unità locali,
- 901 intermediari del commercio, il 14,8% del totale; rispetto allo scorso anno le imprese di questo insieme sono diminuite dello 0,1%,
- 1.066 esercizi di commercio all´ingrosso, il 15,8% del totale, che mettono in evidenza, sull´anno precedente, un aumento del 1,6% determinato soprattutto da nuove unità locali,
- 3.361 punti di vendita al dettaglio, il 49,9% del totale, 37 sedi d´impresa e 24 unità locali in più rispetto all´anno precedente (+ 1,8%),
- 989 alberghi e ristoranti, il 15,2% del totale, 22 unità in più rispetto al 31/12/2002 (+2,4%).
L´inchiesta mensile condotta dall´istituto di ricerca Isae mette in evidenza, da un indice assestato sui valori minimi degli ultimi anni, una sensibile flessione della fiducia dei consumatori italiani. Le famiglie continuano a manifestare cautela nei comportamenti di spesa ed a frenare fortemente gli acquisti soprattutto a causa di un quadro economico generale non soddisfacente anche con riferimento alle attese sul mercato del lavoro. Flettono in maniera significativa le valutazioni sul risparmio, sia presente, che futuro, e sulla convenienza agli acquisti di beni durevoli; in questo caso è probabile che giudizi e previsioni dei consumatori italiani abbiano risentito negativamente delle incertezze legate alla crisi finanziaria della Parmalat. Indicazioni ancora favorevoli vengono invece dal lato dei prezzi, per i quali prevalgono attese di stabilizzazione per quanto concerne sia la percezione presente sia le attese future.
Di riflesso alla prudenza espressa da parte del mondo dei consumatori, il settore commerciale astigiano manifesta ancora più incisivamente le difficoltà ad uscire dalla crisi con giudizi che rafforzano il trend negativo delle vendite nell´anno in esame.
E´ quanto risulta dall´indagine condotta su un significativo campione di imprese commerciali della provincia di Asti nel 4° trimestre 2003 che mette in evidenza un saldo di -5,7% tra coloro che hanno dichiarato vendite in aumento e coloro che hanno espresso vendite in flessione.
Le transazioni sono sensibilmente diminuite negli esercizi al dettaglio tradizionale (saldo di -17%); nell´ambito della GDO le dichiarazioni di flessione del giro di affari si limitano però ad un terzo degli operatori. La flessione è stata particolarmente evidente nel comparto alimentare (saldo di -60%) a fronte di saldi positivi emersi nei riguardo del settore non alimentare e di quello misto. Il 51,7% degli operatori del "non alimentare" dichiara un aumento delle vendite contro pareri contrari espressi dal restante 48,3%. Il settore misto che, si ricorda comprende gli esercizi commerciali aventi una superficie di vendita superiore a 250 mq. ed un reparto non food, continua a rappresentare la consistenza più elevata di dichiaranti vendite in aumento con il 57,2% delle ricorrenze.
Sotto l´aspetto previsionale la situazione non varia di molto: la GDO ritiene probabile un ulteriore aumento delle vendite (saldo +45,4%) mentre solo il 40% dei dettaglianti tradizionali intravede possibilità di ripresa. Il 61,5% degli operatori del settore misto è ottimista riguardo alle transazioni commerciali del prossimo trimestre e nel contempo il 72,7% dei commercianti al dettaglio alimentare si aspetta una flessione degli incassi. In campo "non alimentare" prevalgono, ma di poco (saldo -3,7%), i pessimisti.
L´analisi congiunturale mette chiaramente in evidenza le difficoltà del commercio tradizionale a sostenere il confronto con la grande distribuzione e con le forme della distribuzione moderna. Nel comparto alimentare si osserva un certo ricorso, quale strategia risolutiva, alla congiunzione a circuiti commerciali organizzati, scelta che ha apportato benefici nella gestione degli approvvigionamenti, nelle attività logistiche e di marketing, nella maggiore visibilità che conferisce l´appartenenza ad un´insegna comune e conosciuta.
Il vantaggio competitivo è stato perseguito, in questi ultimi anni, oltre che con la qualità, il grado di specializzazione dell´assortimento, con la preparazione e la professionalità del personale di vendita, con meccanismi di fidelizzazione, quale tessere, raccolta punti, servizi offerti e specifiche iniziative in grado di legare il consumatore al punto di vendita più che ai prodotti.
Rimane tendenzialmente debole la condizione in cui si trovano i commercianti indipendenti che trattano prodotti semidurevoli (abbigliamento, calzature e accessori) che, a fronte della concorrenza proveniente dalla grande distribuzione e dalle nuove imprese che si affacciano sul mercato, non riescono ad orientarsi verso precise scelte di riqualificazione.
In sintesi il sistema distributivo chiede sempre di più competenze, risorse ed anche idee per permettere agli operatori il raggiungimento di livelli competitivi più elevati attraverso la specializzazione, la valorizzazione del rapporto con il cliente, l´arricchimento del contenuto del servizio, l´uso completo e coerente degli strumenti di marketing.
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